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La marcia dei migranti contro il sistema di accoglienza in Veneto

22 Nov

“È da stamattina che parlo con questi ragazzi, ognuno di loro è una tragedia: chi ha perso un fratello, chi è stato venduto all’asta degli schiavi in Libia, chi è stato torturato”. Lino, 62 anni, ex operaio del petrolchimico di Marghera, scoppia a piangere quando racconta le storie dei ragazzi della Costa d’Avorio, della Nigeria, del Mali con cui ha passato qualche ora nella parrocchia di Mira, una cittadina a venti chilometri da Venezia.

Sono circa quaranta e hanno dormito per terra in canonica, avvolti in coperte e sacchi a pelo, dopo aver marciato per tre giorni dall’ex base militare di Conetta, in Veneto, per raggiungere a piedi la prefettura di Venezia, a cinquanta chilometri di distanza. Fanno parte dei 250 profughi che protestano contro le condizioni di un centro di accoglienza in cui vivono 1.400 persone e dove il 3 gennaio del 2017 una richiedente asilo della Costa d’Avorio di 25 anni, Sandrine Bakayoko, è morta per una tromboembolia polmonare acuta che l’ha colpita all’improvviso mentre era nella doccia, scatenando una rivolta tra gli ospiti.

Da Campolongo Maggiore i ragazzi sono arrivati stremati nelle sei parrocchie di Mira e di Chioggia, ma hanno trovato decine di persone – parrocchiani, attivisti, semplici cittadini – ad accoglierli con pasti caldi, vestiti e coperte. La sera del 16 novembre il patriarca di Venezia Francesco Moraglia aveva chiesto alle parrocchie della zona di aprire le porte per la notte ai profughi.”La popolazione si è mobilitata e i ragazzi per fortuna hanno potuto passare una notte al caldo, perché sono stati due giorni e due notti molto fredde e la situazione stava diventando davvero pesante per loro”, afferma Barbara Barbieri, un’attivista del sito d’informazione Progetto Melting Pot Europa.

https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2017/11/21/cona-conetta-migranti-marcia

 
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Posted by on November 22, 2017 in European Union

 

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